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Artista: Paolo Urbini
Genere: Pittura

Email : urbinipaolo@alice.it


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Biografia

L'itinerario artistico di Paolo Urbini si sviluppa non senza difficoltà: piemontese per nascita ( Sezzadio, 9/10/1929 in quel d'Alessandria), si trasferisce con la famiglia sul Lago di Como e nel 1943, men che quindicenne, approda alla pittura quando, fresco degli studi compiuti al "Gallio", si iscrive ai "Maestri Comacini" e frequenta lo studio di Emidio Rossi, (un anziano pittore di Como di cui a torto ci si è dimenticati), iniziando così il suo apprerndistato tecnico.
Ma le necessità della vita, o meglio della sopravvivenza negli anni duri della guerra, lo costringeranno presto a tralasciare gli studi in generale e quello sistematico della pittura in particolare , sì che in realtà può dirsi autodidatta. Questa sua prima esperienza caratterizzerà in futuro la sua esistenza.

Dal 1952 vive a Roma, dove ha ripreso e continua a lavorar di pennello, esponendo i suoi dipinti in varie mostre collettive; ciò che gli consente di conoscere sempre più da vicino il mondo artistico romano, la sua problematica, i suoi personaggi. Ed è appunto nel 1956, in occasione di una di queste esposizioni che conosce i fratelli Assen ed Ilja Pejkov ("La calata dei tartari a Roma" scriverà di loro un giornale del tempo).

Urbini entra a far parte della Federazione Internazionale degli Artisti indipendenti Italiani e partecipa con alcuni suoi lavori alla Quinta Mostra Nazionale del Gruppo di Roma al Palazzo delle Esposizioni,frequenta la Scuola di Nudo che l'Associazione Artistica Internazionele aveva affidato a Lamberto Ciavatta, partecipa alle rassegne di via Margutta dal '54 al '61. Nel 1962 interrompe, o meglio, sospende l'attività artistica vera e propria, ma seguita a frequentare via del Babuino, via Margutta, Piazza del Popolo e Piazza di Spagna con i suoi artisti, e tra questi Ilja Pejkov, al quale si lega di profonda amicizia dopo la scomparsa del fratello Assen.
Con questi , dunque, ricomincia a dipingere ed al organizzar pittura: nell'83 si fa promotore di una iniziativa singolare - Un Quadro in ogni Casa-, che prospetta la possibilità di un mercato popolare dell'arte, fuor degli schemi ormai preponderanti
degli investimenti finanziari in quadri di importanti firme.
Pur essendo stata patrocinata dall'Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma, questa iniziativa non otterrà gli scopi che si era prefissati
Con l'eccellente grafico Canfarini e con Ilja Pejkov , nell'84 espone in una mostra collettiva di notevolissimo livello presso la galleria "L'Arco della Ciambella".
Ora ha decisa di presentare una personale esponendo da Carlo Speranza alla Bitta una scelta antologica di opere,
Si tratta di un pittore del quotidiano ( vorrei distinguerlo proprio così ) , ma di un quotidiano particolare; cioè non quello della vita civile di tutti i giorni, degli orizzonti urbani del travaglio, dei problemi esistenziali di una città fatiscente. Nulla di questo: quello di Urbini è il quotidiano sogno di evasione di un poeta elementere, un sessantenne dallo spirito aperto , dagli occhi chiari di ragazzo.
Un ragazzo curioso degli effetti dell'ombra e della luce, dei lampi che il colore mette sulle cose; curioso di sperimentazioni divisioniste, portate a macchie ed a spatolate sulla tela. Ed il soggetto appunto è unico: il ricorrente apparire di cieli, alberi, monti e campagne: il paesaggio come appare in un unico perenne slancio di fantasia di uno che, cresciuto in un ricco ambiente rustico, sulle rive del lago di Como, ha sempre conservato nel cuore e nella mente le note parvenze dell'acqua, degli alberi, dei monti. Anche se continuamente trasforma la memoria di quegli orizzonti lariani nelle parvenze domestiche di chi vive in questo Lazio.
Ed ecco i consueti pini, le macchie, i cieli e le paludi che ha sott'occhio, instancabilmente sottoposti alle sperimentazioni più complesse, con accostamenti cromatici arditi, con tonalità talora forzate e nello stesso tempo ingenue; passando da certe durezze compositive a morbidezze neo-espressioniste non prive di fascino.
Un poeta, insomma, un pittore di elementi monocordi, ma sensibile ed attento, la cui appassionata ricerca formale , ben lontana dall'esaurirsi, converrà tenere d'occhio.

ROMA, 9 OTTOBRE 1989 MICHELE PARDO

 


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